La Claro-Pizzo 2500 plus organizza un incontro con l’alpinista estremo italiano Marco Confortola, lunedì 27 settembre alle 20 presso l’Auditorium della Scuola Cantonale di Commercio di Bellinzona.
Di ritorno dalla spedizione sull’ottomila pakistano Gasherbrum I, Confortola sarà lieto di raccontarsi e dialogare con il pubblico.
Iscrizione obbligatoria dal 10 settembre:
Entrata gratuita, accesso con certificato Covid o tampone negativo effettuato al massimo 48 ore prima della serata.
Gasherbrum I, 8’068m – Le lezioni della Montagna
Sono 14 gli Ottomila della Terra. Lui ne ha raggiunti 11. Lui è Marco Confortola.
Prima di procedere con le presentazioni un dato: la popolazione mondiale è di 7,85 miliardi di persone, fra queste solo 28 persone sono riuscite finora a salire tutti e 14 gli Ottomila (e solo 12 alpinisti sono riusciti a farlo senza ossigeno – fra cui Messner, Loretan e l’austriaca Gerlinde Kaltenbrunner). A Confortola mancano tre cime: il Nanga Parbat (Pakistan, 8’125m), a cui ha dovuto rinunciare il maggio scorso a causa della pandemia, il Kanchenjunga (India, 8’586m), tentato in due occasioni, nel 2014 e nel 2018, con rinuncia a pochi metri dalla vetta per il freddo e per problemi ai piedi e il Gasherbrum I (Pakistan, 8’068m), che ha tentato di raggiungere in luglio, come “piano B”, per la rinuncia al Nanga Parbat. Purtroppo i corridoi di accesso alla vetta erano troppo carichi di neve. Troppo rischio. A 7’700m di quota la scelta è stata quella di fare dietrofront. Il “Cacciatore di Ottomila” (così viene chiamato) non rinuncia: il Nanga Parbat è in programma per il prossimo anno.
Nato nel 1971 a Bormio, Valfurva, Confortola è uomo di montagna a 360 gradi. Guida alpina internazionale, tecnico di elisoccorso e membro del CNSAS (Corpo nazionale Soccorso alpino e speleologico): in montagna ci è nato, ci vive, e ha rischiato di morire. È successo nel 2008, sul K2, considerato l’Ottomila più difficile, la “montagna delle montagne”, come l’ha definito lo stesso Confortola. Raggiunta la vetta al primissimo tentativo, sulla via del ritorno il crollo di un seracco blocca gli alpinisti coinvolti e li costringe a bivaccare a un’altitudine di 8’400. Muoiono quasi tutti, mentre Marco Confortola riporta le conseguenze del congelamento: gli vengono amputate tutte le dita dei piedi. L’esperienza vissuta è raccontata nel suo libro: “Giorni di ghiaccio. Agosto 2008. La tragedia del K2” (Baldini Castoldi Dalai editore, 2009).
La passione lo porta a ripartire. Invece di maledire la montagna per averlo quasi ucciso, la ringrazia, e sul suo sito internet scrive: “Il K2 mi ha lasciato il dono più grande: la vita”. La sua rinascita passa attraverso la rinuncia del Lhotse per problemi ai piedi nel 2010 e a quella del Dhaulagiri due anni dopo. Poi finalmente la luce: nel 2012 conquista il Manaslu, detta la “Montagna dello spirito”, che segna il ritorno a ottomila metri dopo l’amputazione delle dita.
Nel 2017 due giorni dopo aver raggiunto il suo decimo 8’000 prende parte ad un intervento di salvataggio di alcuni alpinisti bloccati sulla montagna. E così nel 2019: dopo aver raggiunto la vetta del Gasherbrum II, due giorni dopo coordina dal Campo base le operazioni di soccorso di un alpinista caduto a 500m dalla vetta.
Legato a doppio filo con la roccia, il ghiaccio, i crepacci e le creste, Marco Confortola sente anche il legame indissolubile con le persone che frequentano la montagna. Con i suoi amici alpinisti, Silvio Mondinelli (con cui ha partecipato alla spedizione Share Everest 2008, per la posa di una stazione meteo sul Colle Sud dell’Everest), Robi Manni, Angelo Giovanetti, per citarne solo alcuni, e con i clienti. Quando riferisce del suo ruolo di guida alpina dice: “Accompagnare i miei clienti in vetta è un privilegio”. Il contatto umano per Confortola è profondo e intenso, proprio come sono le sensazioni a ottomila metri. “Bisogna essere lì”, dice per spiegare cosa si prova, “quando ti senti solo anche se hai i tuoi compagni di spedizione attorno. La vita si riempie di senso. Davanti c’è solo la montagna e nient’altro. Ci siete solo tu e lei. Guardi la cima e pensi: Sto arrivando!”.
Delle sensazioni, dei pensieri, delle difficoltà, dei dubbi, di come affronta mentalmente e fisicamente le montagne più alte del mondo, della sua filosofia, del suo percorso, così come della sua ultimissima spedizione in Pakistan Marco Confortola parlerà ampiamente lunedì 27 settembre. Un’ occasione unica per accedere per “direttissima” ad una delle esperienze più estreme e impressionanti di cui è capace l’essere umano.
Virginia Helbling